INNOVAZIONE E  MUSEI: DIRETTORI A CONFRONTO TRA PUBBLICI E NARRAZIONE 

In collaborazione con MiBAC – Direzione Generale Musei

Una riflessione multi-disciplinare che si sviluppa in focus successivi, coinvolgendo i partecipanti in una serie di talk sul determinante contributo che i Musei possono dare al raggiungimento della sostenibilità sociale, attraverso soluzioni e strumenti innovativi tra cultura ed educazione.

Sessione mattutina | 10.00 – 13.00

Ambienti digitali e musei: esperienze e prospettive in Italia

Il convegno, presieduto da Antonio Lampis, Direttore Generale Musei MiBAC, si è articolato in una serie di mini talk che hanno visto confrontarsi i Direttori dei Musei Statali per l’intera giornata del venerdì.
I “CULTURAL’S TALK” sono stati coordinati, nella sessione del mattino, da Alessandra Gobbi, Direzione Generale Musei Ministero per i Beni e le Attività Culturali, affiancata da Fabio Viola, Imprenditore e gamification guru . Di seguito le domande che sono state preparate dal gruppo di coordinamento con la collaborazione di Francesca Velani, Direttore di LuBeC.

1° Talk: Pubblici e digitale

Serena Bertolucci, Direttore Palazzo Reale di Genova. Mariastella Margozzi, Direttore Polo Museale della Puglia. Manfred Schweigkofler, Lighthouse Projects, Durst Imaging. Hanno risposto alle seguenti domande:

Domanda 1. Analizzando i dati su scala internazionale, ad oggi i principali “competitors” nell’attenzione temporale ed economica dei visitatori non sono più le altre istituzioni culturali bensì servizi digitali come Netflix, Spotify o ancora i videogiochi. “Essendo il tempo, ancor prima del denaro, il vero bene finito della società moderna cosa è possibile imparare da questi mondi apparentemente lontani per migliorare l’esperienza culturale on site ed online?

Domanda 2. “Possono le istituzioni culturali diventare spazi in cui non solo è possibile accedere allo straordinario passato, più o meno remoto, che essi conservano ed espongono ma anche fungere da apripista verso il Futuro? Un futuro inteso sia in chiave sociale con una rinnovata attenzione verso le nuove e future generazioni, sia in chiave di sperimentazione tecnologica che potrebbe poi riverberarsi nella quotidianità. Come questa apparente dicotomia, luoghi del passato vs futuro, può essere governata? Quale la strada da seguire per acquisire le competenze ed integrarle nell’offerta quotidiana?

Domanda 3. Negli ultimi anni ha assunto una qualche rilevanza nel dibattito pubblico il tema del coinvolgimento dei pubblici (audience engagement). Nelle istituzioni di stampo anglosassone esso è da tempo parte integrante degli obiettivi statutari di ogni istituzione culturale. “Quale è la vostra posizione in merito al coinvolgimento e come esso è entrato nei vostri processi e prodotti? Vi siete dotati di qualche tipo di metrica per valutare il grado di “coinvolgimento” di un vostro visitatore che superi il dato quantitativo?

Domanda 4. L’innovazione digitale che da diversi anni sta trasformando l’intera società ha avuto, e ha tuttora, importanti ricadute anche sulle organizzazioni culturali e i musei in particolare, portando ad un’evoluzione strutturale delle modalità di intervento e programmazione culturale, di narrazione nonché di partecipazione sociale. “Negli ambiti di applicazione delle nuove tecnologie, dalla smaterializzazione di documenti e collezioni all’archiviazione e alla memoria digitale, dalla conservazione al restauro virtuale, dal supporto all’indagine scientifica alla comunicazione e promozione del bene culturale fino alla loro spettacolarizzazione, quale approccio e quali strategie sono stati adottati dal museo da lei guidato in termini di innovazione digitale?

Domanda 5. “L’impiego di tecnologie digitali nei musei e nei luoghi della cultura ha evidenti impatti sociali e culturali, sono state messe in campo analisi qualitative avanzate sulla valutazione di tali ricadute? Ovvero, come si può valutare il plus di valore di un’esperienza digitale al museo, una volta terminato l’effetto WOW?

Domanda 6. Gli strumenti digitali favoriscono indubbiamente una maggiore partecipazione e un più profondo coinvolgimento della società alle differenti attività del museo, connettendolo a un sistema di relazioni molto ampio e a un bacino di utenza sempre più esteso e diversificato. “A quali pubblici si sono rivolte le esperienze digitali finora maturate? Si è creata con tali pubblici una più ampia fidelizzazione alle iniziative culturali del museo o del luogo della cultura? Quali sacche di resistenza e quali criticità permangono nell’attività di coinvolgimento della comunità?

Domanda 7. La grande facilità d’uso e la diffusione delle tecnologie digitali consentono – fortunatamente – la creazione sempre più disseminata di modelli 3 D di opere e collezioni, liberamente accessibili, quando non addirittura scaricabili online e godibili virtualmente. Per provocazione, è possibile immaginare nel futuro musei che espongano repliche realizzate mediante stampante 3D di beni culturali esposti altrove, magari di difficile accessibilità o semplicemente distanti. La stessa tecnologia digitale, nata quale strumento a supporto delle strategie di valorizzazione e comunicazione culturale, è già assurta a dignità d’arte: pochi mesi fa a Parigi è stato inaugurato con enorme successo di pubblico l’Atelier des lumières, primo museo d’arte digitale in Europa. “In tale scenario di trasformazione, quali sono i rapporti e i limiti, se limiti esistono, tra il reale, il virtuale e la sua rappresentazione?

Domanda 8. Un metodo di visualizzazione digitale dovrebbe normalmente essere usato solo quando è il metodo disponibile più appropriato per quello scopo. Non si dovrebbe presumere che la visualizzazione digitale sia il mezzo più appropriato per affrontare ogni obiettivo di ricerca e comunicazione nel campo dei beni culturali” così stabilisce al secondo principio la Carta di Londra, pubblicata nel 2009 al fine di stabilire dei principi metodologici per le applicazioni di visualizzazione digitale nel settore dei beni culturali. “Gli operatori museali e tutti quanti operano nel settore, mettono in campo valutazioni oculate e strategiche sull’impiego dei differenti metodi di valorizzazione e comunicazione della conoscenza dei beni? Si sono sperimentati casi in cui l’utilizzo di strumenti analogici resta preferibile all’applicazione di tecnologie digitali, come ad esempio la ricostruzione della Basilica di Santa Maria a Siponto realizzata da Tresoldi?

2° talk: Narrare, comunicare, percepire

Paolo Giulierini, Direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Daniela Porro, Direttore Museo Nazionale Romano. Valentino Nizzo, Direttore Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Hanno riflettuto sulle seguenti tematiche:

Domanda 1. Il segmento di età 15-24 sembra essere quello, dati Istat alla mano, a maggiore rarefazione nei musei italiani. Parliamo di un pubblico cresciuto o addirittura nato con internet e che presenta profondi distacchi nei comportamenti ed aspettative rispetto alle generazioni dei loro padri e nonni. “Quale è il vostro approccio di narrazione verso questo complesso, e imprescindibile per il futuro, segmento di pubblico? Come state o pensate di personalizzare il racconto per loro?

Domanda 2. Nell’ultima decade abbiamo assistito ad un moltiplicarsi di canali e linguaggi di comunicazione: Facebook, twitter, instagram, mobile stores, videogiochi, realtà virtuale solo per citarne alcuni. Questa pluralità comporta da una parte grandi opportunità per una istituzione che vuole diversificare la propria strategia di narrazione, dall’altra una maggiore complessità di governare, pianificare e gestire una moltitudine di livelli di racconto. “Ad oggi quale è il vostro “communication mix”? Potete raccontarci velocemente quali canali e/o linguaggi sembrano funzionare meglio verso certi pubblici?

Domanda 3. Personalmente sono un convinto assertore della dualità della comunicazione. Fondamentale è la comunicazione che, a vari livelli e con diversi linguaggi, il museo attua verso il pubblico attuale e potenziale dall’altra invece si tende a dare sempre maggiore voce e peso al racconto diretto dei visitatori che sempre più condividono le proprie esperienze appoggiandosi a piattaforme esistenti (Tripadvisor, instagram, fb…). “Nella vostra visione questi due canali, apparentemente opposti, come possono trovare una convergenza ed una sintesi? E’ pensabile un passaggio dal concetto di storytelling ad uno di “Storydoing”, da intendersi come la possibilità lasciata all’audience di influenzare più o meno pesantemente il racconto dell’istituzione e finanche una parte delle sue attività? Se e come è pensabile sfumare il confine storicamente sempre molto netto tra curatore/direttore e visitatore?

Domanda 4. Come è stato sottolineato da ultimo anche nella formulazione dei “Livelli uniformi di qualità per i musei” (Dm 113 del 2018), fondamentale rilevanza assume nell’ambito delle finalità delle istituzioni museali “la comunicazione e la promozione del patrimonio a livello territoriale”, offrendo un servizio fondato sulla conservazione e la valorizzazione delle collezioni. “All’indomani dell’avvio del Sistema museale nazionale, che intende collegare e mettere in rete tutti i musei italiani a prescindere dalla loro proprietà pubblica o privata, come si possono immaginare esperienze di narrazioni e contestualizzazione condivise con altri musei del territorio, connessi su scale geograficamente e tematicamente differenziate? Quali ruoli si possono immaginare nella disseminazione del patrimonio culturale tra i grandi attrattori e la rete di piccole realtà museali distribuite sul territorio, così specifiche della realtà italiana? Ci sono esperienze significative in tal senso che mettano in luce risultati di successo ed elementi critici?”

Domanda 5. Il coinvolgimento delle comunità e la loro compartecipazione al processo di produzione e innovazione culturale chiamano in gioco l’attesa flessibilità degli allestimenti museali, l’auspicata evoluzione dei racconti e delle narrazioni delle collezioni, l’aspettativa di continui e innovativi stimoli alla conoscenza. “Quali sono le difficoltà che i musei incontrano nell’assecondare le attese di costante rinnovamento manifestate dalla società di oggi? Quali obiettivi a medio lungo termine si possono prospettare?

Consulta i Cultural’s talk del pomeriggio