Grandi cammini e i nuovi turismi

di Gianluca Bambi, Esperto di cammini

“Esperto di cammini” è un’accezione che mi viene data e che spesso molti si prendono, e mi domando: ma chi è l’esperto di cammini? Come si fa a diventare esperti di cammini? Intanto premetto subito e vi tranquillizzo, non sono un pellegrino, perché tendenzialmente chi è pellegrino in automatico è esperto di cammini. Ne ho sentiti tanti di esperti, chi ha scritto una guida sui cammini è già diventato un esperto di cammini; chi ha fatto Santiago de Compostela automaticamente è esperto di cammini; chi ha messo quattro cartelli è un esperto di cammini; chi va a camminare è un esperto di cammini.

Quindi diciamo io perché sono esperto di cammini? Perché mi ci sono laureato, ormai diversi anni fa e sono stato il primo ad aver effettivamente portato una materia sui cammini all’interno dell’Università. Alla fine degli anni Novanta avevo questo corso interessantissimo e ho cominciato a camminare dal punto di vista scientifico per valutare effettivamente le ricadute sul territorio di tutta questa gente che sceglieva di andare a camminare. C’è stato in questo ventennio effettivamente un incremento di gente che va, gente che vuole andare per i suoi motivi e che dal punto di vista della Facoltà di cui faccio parte valorizza quei territori marginali e rurali direttamente o indirettamente. L’altra cosa di cui mi sono occupato è effettivamente un tema molto caro che è la mobilità sostenibile, oggi sulla bocca di tutti. Allora io mi domando: ma vogliamo crederci davvero? Se ci crediamo dobbiamo operare adesso in maniera concreta, questo è quello che io dico sempre. Perché siamo in un bivio, possiamo lasciare le cose come sono, dove abbiamo un proliferare incredibile di cammini, itinerari e le associazioni che li fanno nascere, cammini che sono solamente sulla carta e non nella realtà, cammini che hanno beneficiato dei soldi pubblici e dove nessuno ci va a camminare. Abbiamo quelle bellissime stazioni per le biciclette elettriche che nessuno prende e che vanno a male, che sono lì deteriorate. Abbiamo dato negli ultimi cinque anni tantissimi soldi a pioggia perché il tema era molto forte e le associazioni hanno spinto tantissimo, ma adesso dobbiamo fare un po’ di quadra.

Noi dobbiamo semplicemente mettere a sistema quelle due bellissime paroline che ultimamente si stanno facendo breccia, che si chiamano “interconnessione” e “intermodalità”, sono fondamentali. E io vi dico qual è il mio sogno: il mio sogno è pensare che chi viene dall’estero possa effettivamente avere la possibilità di scegliersi in maniera molto immediata e hi-tech di farsi la sua vacanza slow e a impatto zero, prenotandola da un paesino sperduto dell’Est. Venire in Italia, scendere dal treno e avere tutte le interconnessioni e intermodalità possibili, riprendere il treno e ritornare a casa. Bicicletta, piedi, bike elettriche e perché no, cavallo, le vie d’acqua con le canoe, rafting, ci metto tutto, tutto quello che effettivamente dal punto di vista motorizzato ha un basso impatto. A me piacerebbe questo, ma per farlo dobbiamo fare delle scelte, a volte ingrate, perché dei 51 cammini e itinerari in Regione Toscana dobbiamo fare delle scelte, non li possiamo mettere tutti dentro, ma dobbiamo scegliere l’ossatura che ci garantisca quell’intermodalità e interconnessione.

Il tutto va condito con una base normativa importante, inconfutabile. Questa scelta prevede il fatto che dopo ci sia anche chi si assume le responsabilità di verificare le proprie scelte perché non abbiamo verifiche di dove i soldi sono andati. Abbiamo cammini che non seguono assolutamente le normative esistenti e noi come Regione Toscana abbiamo normative sia sui cammini che sulle reti escursionistiche che sono assolutamente disattese. Abbiamo poi cammini interregionali in cui una Regione li riconosce e la Regione accanto dove entrano non li riconosce. Abbiamo un cammino che entra in una Regione che ha una segnatura diversa. E quindi alla base di tutto a livello nazionale fu chiesto che fossero presenti a livello interregionale coinvolgendo le Regioni e io mi chiedo: ma questi accordi interregionali dove sono? Ce n’era uno che la Regione Toscana non ha messo nemmeno nelle liste che era presente nell’Atlante nazionale.

Quindi io mi domando: vogliamo realmente far diventare l’Italia, la Regione Toscana, un modello di turismo lento? Camminare fa bene alla cultura, genera turismo, ma va reso accessibile a tutti e comunicato. Bisogna portare i bambini a camminare nelle scuole, uno dei dati che io ho fatto che spesso sfugge ai dati statistici, noi abbiamo sulla Francigena tantissime scuole che vanno a camminare. Facciamo cultura e istruzione con i cammini: è una cosa bellissima e importantissima, l’ossigenazione del cervello aiuta la comprensione, oltre lo spirito. La mobilità domani guarda alla sostenibilità, quindi sempre di più all’uso di mezzi a basso impatto. Noi ci stiamo lavorando, qui c’è la Regione che parlerà della legge, ma uno degli intoppi è stato dare la definizione di cammino. Non è facile. Cammini sono un pochino tutto, è un po’ come l’agriturismo, ancora oggi dopo tanti anni se io chiedessi a voi cos’è un agriturismo voi mi direste “dove si va a dormire, dove si va a mangiare”, e io vi direi “guardate un agriturismo può essere una struttura che non dà né da mangiare né da dormire”. Nella mentalità ormai diffusa si pensa che l’agriturismo risponda alla prima definizione, ma in realtà sono tutte le attività che sono connesse all’agricoltura. Io vi ringrazio e spero di aver dato degli spunti utili.

 

Intervento da LuBeC 2021, Convegno “Itinerari, cammini e valorizzazione territoriale: le sfide dei nuovi turismi”

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