Le sfide dei nuovi turismi

di Francesco Tapinassi, Direttore Toscana Promozione Turistica

(da LuBeC 2021, Convegno Itinerari, cammini e valorizzazione territoriale: le sfide dei nuovi turismi)

L’Agenzia Toscana Promozione Turistica sta lavorando alla realizzazione dell’Atlante dei Cammini toscani, un progetto che permetterà di avere un sistema unico di itinerari che attraversano la regione, offrendo l’opportunità di scoprire il patrimonio paesaggistico, architettonico, storico e culturale e quindi promuovere in modo unitario tutte le esperienze attente alla mobilità slow e al turismo sostenibile.

L’obiettivo è quello di valorizzare, per la prima volta e in una visione di insieme, l’offerta del turismo lento toscano attraverso 7 grandi itinerari. Antiche vie storiche, religiose, sentieri escursionistici, itinerari alla scoperta di testimonianze artistiche, siti Unesco, luoghi incantevoli da percorrere a passo lento per 1.369 km totali: 72 tappe che attraversano 119 comuni, 7 province e 20 ambiti turistici.

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Azioni di sistema tra cammini e itinerari

di Silvio Marino, Delegato della Regione Lazio sul tema cammini e turismo sostenibile

(da LuBeC 2021, Convegno Itinerari, cammini e valorizzazione territoriale: le sfide dei nuovi turismi)

Stamattina sono state lanciate molte suggestioni. Noi come Regione Lazio abbiamo una legge, la numero 2 del 2017. Abbiamo una serie di cammini codificati già riconosciuti dalla legge, che sono la Francigena Nord e Sud, il cammino di San Benedetto, di San Francesco, dei parchi e dell’Amerina. 

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Pubblico e privato: investire nei cammini tra cultura e sostenibilità

di Manuela Bottega, Head of Communication Zurich Italia

(da LuBeC 2021, Convegno Itinerari, cammini e valorizzazione territoriale: le sfide dei nuovi turismi)

Qui rappresento Zurich, compagnia di assicurazione molto presente anche sul territorio, che ha fatto una scelta ben precisa: la nostra compagnia normalmente sceglie di non sponsorizzare con grossi interventi, ma quello che ci interessa veramente fare è andare sul territorio, quindi abbiamo fatto una scelta molto pragmatica e abbiamo analizzato quello che era il territorio italiano, cosa poteva esserci di affine ai nostri valori e alla nostra forte spinta alla sostenibilità e chiaramente a quello che è la tipicità del mondo assicurativo. Nella natura dell’assicurazione c’è l’attenzione al benessere e alla salute delle persone e abbiamo individuato nella via Francigena grandi potenzialità per questo.

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Presentazione della ricerca | Itinerari e territori: l’impatto della Francigena sul turismo in Toscana

di Enrico Conti, Ricercatore Irpet – Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana

(da LuBeC 2021, Convegno Itinerari, cammini e valorizzazione territoriale: le sfide dei nuovi turismi)

Faccio un’introduzione semplicemente su quella che è la storia della via Francigena: si tratta di un interesse che la Regione Toscana ha avuto già dal 2004 e che si inquadra, come è stato detto più volte, nell’ambito delle politiche comunitarie di promozione degli itinerari culturali europei. Nel 2006 la Toscana  assume il ruolo di capofila di questo progetto interregionale di ricostruzione e valorizzazione del percorso insieme a Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Lazio. A partire dal 2009 si inizia l’infrastrutturazione del percorso e quindi si cominciano degli investimenti tutti sostanzialmente concentrati sul ripristino fisico, infrastrutturale della camminabilità del percorso, che si concludono nel 2012.

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La nuova legge regionale della Toscana sui cammini

di Federico Eligi, Consigliere del Presidente della Regione Toscana in materia di rievocazioni storiche e cammini

(da LuBeC 2021, Convegno Itinerari, cammini e valorizzazione territoriale: le sfide dei nuovi turismi)

Come Regione Toscana ci troviamo con delle infrastrutture che sono state create per volontà delle associazioni, che hanno spinto sugli enti locali, sulle Regioni e hanno portato alla nascita di questi cammini, alcuni ben fatti dove sono arrivate più risorse, altri meno, altri ancora che sono nati spontaneamente e poi sono stati portati avanti da privati. La domanda che sorge spontanea adesso è: e adesso? Abbiamo queste infrastrutture e dobbiamo provare a ragionare sul futuro. Si è chiusa la fase uno e bisogna aprire la fase due, capendo che direzione deve prendere. Adesso abbiamo bisogno di norme nazionali che diano una visione a tutto il sistema. Non è possibile andare avanti di questo passo dove ognuno si è mosso un po’ a caso tramite “invenzioni”, siamo in una fase troppo avanzata per permetterci il pressapochismo che a volte è un po’ tipico del nostro Paese.

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Grandi cammini e i nuovi turismi

di Gianluca Bambi, Esperto di cammini

(da LuBeC 2021, Convegno Itinerari, cammini e valorizzazione territoriale: le sfide dei nuovi turismi)

“Esperto di cammini” è un’accezione che mi viene data e che spesso molti si prendono, e mi domando: ma chi è l’esperto di cammini? Come si fa a diventare esperti di cammini? Intanto premetto subito e vi tranquillizzo, non sono un pellegrino, perché tendenzialmente chi è pellegrino in automatico è esperto di cammini. Ne ho sentiti tanti di esperti, chi ha scritto una guida sui cammini è già diventato un esperto di cammini; chi ha fatto Santiago de Compostela automaticamente è esperto di cammini; chi ha messo quattro cartelli è un esperto di cammini; chi va a camminare è un esperto di cammini.

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Nuovi indirizzi nazionali e opportunità

di Paolo Piacentini, Consigliere per i cammini e gli itinerari culturali del Ministro Franceschini

(da LuBeC 2021, Convegno Itinerari, cammini e valorizzazione territoriale: le sfide dei nuovi turismi)

Quando si decise con il governo Draghi di creare il Ministero del turismo, una volta che il Ministro Franceschini aveva avuto la conferma alla cultura, io scrissi subito al Ministro dicendo “i cammini secondo me dobbiamo tenerceli noi”, perché effettivamente dobbiamo capire che strada prendere, ma anche capire che in questo Paese sui cammini noi siamo in una situazione dal mio punto di vista anarchica in modo esagerato per alcuni versi, ma per altri questa “anarchia”, chiamiamola così, ha portato alla formazione di esperienze, di storie concrete, che effettivamente non hanno avuto come esigenza primaria quella di una strutturazione turistica.

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