I network europei per il partenariato e la progettazione in campo culturale

di Mariachiara Esposito, Ufficio di Collegamento della Regione Toscana con le istituzioni Comunitarie a Bruxelles

Contestualizzare il ruolo delle reti di attori e operatori culturali in ambito europeo e la funzione del networking, evidenziando il percorso in cui queste reti si sono inserite e in cui le nuove piattaforme potranno cercare di collocarsi in futuro.


Vorrei partire dai presupposti di fondo del programma-quadro europeo di finanziamento della cultura, ma anche dagli obiettivi di quest’ultimo, per sottolineare come la funzione del networking sia stato e sarà un elemento fondamentale per ampliare la dimensione di lavoro degli operatori culturali dal livello regionale e locale a quello europeo.

Il principale programma di riferimento dell’UE in questo settore è Europa Creativa, che ha una dotazione finanziaria di un 1,46 miliardi di euro per il 2014-2020. Europa Creativa ha accorpato precedenti programmi settoriali degli ambiti audiovisivo e della cooperazione culturale integrandoli in un quadro unico e più trasversale. Esso si suddivide infatti in tre Sotto-Programmi: cultura, media e tran-settoriale e si è dato come principale obiettivo quello del riconoscimento di una identità autonoma e chiara, a livello europeo, del settore culturale e creativo.

Il mondo dell’industria culturale è così diventato uno degli interlocutori privilegiato, nonché l’utenza principale, di questo programma. Nel concetto di industria culturale e creativa c’è infatti il settore audiovisivo, che rappresenta nel programma una percentuale maggiore rispetto alla sotto-sezione cultura – elemento, questo, che la commissione vuole cercare di ri-bilanciare. Il terzo elemento di questo programma tiene conto della difficoltà del settore culturale e creativo di accedere ai finanziamenti. La sezione tran-settoriale è entrata più recentemente nella fase di implementazione, dopo che l’UE ha selezionato quei soggetti intermediari che a livello nazionale potranno supportare le imprese culturali nell’accesso ai finanziamenti e al credito.

I macro-obiettivi del Programma sono stati:

  • Rafforzare il capacity-building delle Industrie Culturali e Creative, degli operatori culturali e degli artisti, al fine di operare e crescere in ambito transnazionale.
  • Incrementare la capacità finanziaria del settore culturale e creativo.
  • Cooperazione, innovazione e digitalizzazione, audience development/audience engagement, nuovi modelli di business.

Tra i progetti che Europa Creativa finanzia, e che ottengono maggiore successo nel settore del Sotto-Programma Cultura, sono quelli che si orientano a uno dei seguenti ambiti:

  • Cooperazione culturale (intesa in larga misura anche come circolazione delle opere e degli artisti)
  • Network europei e Piattaforme
  • Traduzioni letterarie

Molte azioni volte al rafforzamento del settore culturale si sono collocate nell’ambito di grandi eventi quali festival, promozione e valorizzazione di itinerari culturali, mobilità degli artisti, scambi di esperienze e audience development. Gli attori di questa cooperazione coprono l’intero spettro del panorama dell’industria culturale e creativa, che va dal mondo dei musei al settore delle arti visive e dello spettacolo, alle imprese creative (design, ICT, pubblicità), alle autorità pubbliche (regionali e locali), ai siti del patrimonio artistico-culturale, architettonico e paesaggistico (crescente attenzione alla sostenibilità, coesione sociale, etc.).

Questo elemento ha visto una attenzione sempre più grande a livello della politica europea. Ovvero, far sì che i finanziamenti per la cooperazione e la messa in rete degli attori culturali garantissero un’attenzione verso la sostenibilità. Coesione sociale e sostenibilità sono gli obiettivi che i progetti culturali sono sempre più chiamati a dimostrare.

Sostenibilità intesa sia in termini di patrimonio paesaggistico, ambientale e di comunità creativa di un territorio, ma anche di sostenibilità dei progetti stessi. Uno dei criteri secondo il quale bisogna redigere un progetto per questo tipo di call, è quello di poter dimostrare che il partenariato che si viene a creare avrà la capacità di sostenersi e mantenere una sua stabilità, anche al di là del progetto.

Da questo deriva la richiesta di una crescente attenzione al finanziamento delle capacità di networking in ambito internazionale e della partecipazione di diversificate categorie di operatori culturali, con forte coinvolgimento delle fasce giovanili (professionisti del settore, artisti, innovatori sociali).

Il bando “European Networks”, da cui sono nati una serie di network europei a base culturale, è stato piuttosto competitivo. Il bando prevedeva la costituzione di strutture complesse, che dovevano contenere almeno 15 organizzazioni europee esistenti su tutto il territorio.

La Commissione ha posto l’accento sulla sostenibilità intrinseca dei Network , ovvero della capacità di avere al proprio interno attori che si erano già preliminarmente aggregati a livello territoriale o nazionale. È per questo che i Network sono diventati dei punti di riferimento importanti per il settore, perché hanno aggregato soggetti che avevano già dentro un bacino di audience esteso a numerosi attori culturali.

Le call hanno finanziato:

  •  Scambio di informazioni e di competenze, mobilità, ICT, mutual learning/benchmarking
  • Internazionalizzazione e economia di scala, carriere e professionalizzazione del settore
  • Sviluppo di capacità di fare rete su ampia scala
  • Approccio Business to Business: confronto diretto tra operatori culturali per rafforzare le
    capacità nel loro ambito di attività
  • Superamento della frammentazione data dai confini nazionali

Uno dei vantaggi di questi Network è avere una piattaforma di riferimento per la circolazione delle informazioni che, di volta in volta – a seconda dell’attività di riferimento – permette quegli incontri difficili da realizzare a breve termine, quando si vuole partecipare a un progetto per finanziamento europeo. La grande forza è anche l’intermediazione, che questi network fanno nei confronti delle istituzioni.
Alcuni esempi:
Da segnalare la rete ENCATC che raggruppa organizzazioni di 40 paesi, al suo interno riunisce i bisogni di skill e competenze nell’ambito della gestione delle politiche e dell’educazione alla cultura – università, centri di formazione, singoli operatori culturali e organizzazioni sia della società civile, che della pubblica amministrazione.

Nell’Agenda Europea della Cultura è emersa, come una delle aree più importanti da sviluppare, quella delle relazioni culturali e della diplomazia culturale, volta a favorire la cooperazione tra istituzioni, paesi e operatori oltre i confini dell’Europa, per far sì che la cultura sia un veicolo di dialogo a livello internazionale.

Un altro network rilevante è quello degli Istituti Nazionali di Cultura. Anche questo network ha dato prova di capacità di rafforzamento dei propri membri, a seguito di una mappatura degli istituti nazionali e della loro efficacia e pro-attività. Si è visto come, da paese a paese, c’è tanta differenza, quindi un aggregatore di questo tipo, per il settore specifico, è sicuramente un grande vantaggio.

Culture Action Europe è un’organizzazione di mobilitazione e sensibilizzazione delle istituzioni sulle istanze di maggiore importanza per il mondo culturale. Infine, ci sono network specifici creati sui diversi segmenti delle arti e della cultura – dall’associazione dei festival a quella del design, a quella del teatro.

Il tema delle reti è un contesto in continua evoluzione, anche per le evoluzioni in ambito di digitalizzazione di contenuti e servizi culturali, e permette di aumentare l’interscambio su piattaforme che organizzano i servizi al fine di aumentare il potenziale di:

  • Efficacia operativa e ottimizzazione delle risorse informative
  • Azioni congiunte di lobby e effetto leva dato dalla più forte massa critica
  • Rappresentatività delle istanze di sensibilizzazione e coinvolgimento delle rispettive audience

Va sottolineato che ci sono altri network non formalizzati, ma comunque importanti in ambito europeo, con i quali noi come sede regionale lavoriamo, perché favoriscono lo scambio e il dialogo tra le istanze di rappresentanza a Bruxelles delle istituzioni territoriali.

Il fatto che ogni realtà abbia il proprio bacino di riferimento fa sì che ospitare una rete diventi un attrattore anche di altri soggetti. Nel corso degli anni l’idea di rete è stata in qualche modo “codificata”, si parla sempre di più di partenariati creativi, un concetto che ritornerà nelle call dei prossimi anni, perché avrà delle caratterizzazioni sempre più specifiche.
Una delle principali caratteristiche dei Partenariati Creativi è quello di essere fondati su:

  • Transnazionalità e spill-over effect tra settori e imprese
  • Binomio Cultura e Tecnologia
  • Cooperazione pubblico-privato e continuità tra conservazione, valorizzazione, fruizione, inclusione.

Vorrei infine ricordare che, già con il Libro verde della Commissione Europea del 2010, le strategie di sviluppo delle Imprese Culturali e Creative (ICC) a partire dalla dimensione locale avevano acquisito un’attenzione crescente in ambito europeo:

“Se è radicata sul piano locale, la creatività ha una portata universale: le industrie culturali e creative contribuiscono spesso a rivitalizzare le economie locali, favorendo la nascita di nuove attività economiche, creando posti di lavoro nuovi e sostenibili e aumentando l’attrattiva delle regioni e delle città europee. Per imprese culturali e creative si intendono in senso lato quelle imprese la cui attività si basa in modo significativo su valori culturali o espressioni artistiche e creative, individuali o collettive”.

Tutto questo per ricordare che, nel momento in cui parliamo di rete, networking e partenariati, non viene meno l’importanza della dimensione da cui il patrimonio culturale parte. Nella stesura di un progetto europeo, il punto di partenza è comunque quello locale. Riconoscere l’impatto che questa dimensione ha su tutta la comunità creativa e culturale, è fondamentale per far sì che tutti i diversi soggetti possano essere supportati nello sviluppare la nozione di impresa culturale e creativa.

L’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018 è stato occasione di consolidamento della valorizzazione delle politiche culturali in tutti i settori affini e nei diversi programmi europei in senso “mainstream” (verso la programmazione 2021-2027).
Le principali iniziative realizzate sono state articolate intorno a quattro principali pilastri:

  1. Coinvolgimento (engagement): sensibilizzare al patrimonio culturale in particolare i giovani
  2. Sostenibilità (sustainability): valorizzare il potenziale del patrimonio culturale nelle strategie di sviluppo locale, anche attraverso il riuso e il turismo culturale
  3. Tutela (protection): promuovere la qualità negli interventi sul patrimonio culturale, migliorare la gestione dei rischi e intensificare la lotta al traffico illecito
  4. Innovazione (innovation) : promuovere la ricerca e il trasferimento tecnologico a base culturale

Europa Creativa 2021-2027 manterrà una struttura simile a quella di oggi, con la differenza che la sezione del sostegno al credito rientrerà probabilmente in una altro programma di finanziamenti, quindi ci sarà un budget più alto per le azioni di networking, cooperazione culturale e interventi sull’audiovisivo.

La Commissione ritiene che un aumento del budget per il settore culturale e creativo sia una delle principali necessità per applicare le conclusioni dell’anno europeo sul patrimonio culturale 2018 e la mid-term review dell’attuale programma. La richiesta prevede 1,85 miliardi di euro totali, anche per rafforzare il collegamento tra processi di innovazione e le applicazioni tecnologiche al settore culturale.