Restauro e disabilità. Esperienze al Museo d’Arte Orientale di Venezia

di Barbara Biciocchi, Restauratrice Polo Museale del Veneto

Il lavoro realizzato dalle persone che hanno partecipato al progetto Restauro e disabilità è stato realmente utile. Le opere da loro curate sono tra le altre dello stesso genere che abbiamo nella collezione, recentemente messe “in sicurezza” nella pratica della conservazione preventiva riservata a opere collocate in deposito.

L’esperienza a loro riservata ha richiesto diversi momenti di incontro tra le parti interessate, per la messa a fuoco dei punti di forza del progetto come anche delle criticità. Si è lavorato alcuni mesi per eliminare ogni criticità rafforzando così i punti di forza.

L’obiettivo finale era ambizioso ed importante, bisognava renderlo raggiungibile e ci siamo riusciti. Si trattava di mettere a disposizione di ragazzi con deficit cognitivo alcuni strumenti utilizzabili, che li rendessero realmente capaci di affiancare il restauratore professionista in operazioni di ordinaria manutenzione.
Al momento della scelta e della selezione delle opere da affidare a questi speciali collaboratori ci siamo imposti tre criteri di selezione:

  1. Che le opere fossero assolutamente originali.
  2. Che i materiali polimaterici di cui le opere sono composte fossero manipolabili in sicurezza (per le opere come per gli operatori).
  3. Che le opere avessero in sé alcuni dettagli attraenti, che si sarebbero rivelati durante il corso dell’esperienza mano a mano che i ragazzi andavano avanti, rinnovando di continuo la loro attenzione e puntando a un progressivo e crescente stupore, ed entusiasmo. Parallelamente, i ragazzi andavano acquisendo tante informazioni traducibili in esperienza pratica. Si tratta di un livello basilare di esperienza, che ha reso gli stessi in grado di tradurre subito e direttamente in realizzazioni operativamente valide e corrette.

I ragazzi hanno sempre seguito, nella sequenza metodologica, il protocollo vigente. Esattamente come facciamo noi restauratori-conservatori professionisti.
In nessuna fase abbiamo di comune accordo acconsentito che “si abbassasse l’asticella”, perché avevamo ricevuto le più ampie rassicurazioni da parte degli stakeholders, ed i ragazzi avevano ricevuto una preparazione propedeutica e superato la loro valutazione.

Questo gruppo ha eseguito con la mia guida, e con tempi mediati sulle loro esigenze:

  • L’analisi descrittiva dell’opera, corredata dalle informazioni relative alla tecnologia dei materiali;
  • L’analisi dello stato di conservazione che ha dato loro il modo di produrre una vera e propria Scheda Conservativa, pur semplificata, che è stata autonomamente compilata dai ragazzi;
  • La documentazione fotografica (prima e dopo l’intervento) anche al microscopio, seguiti dalla dott.ssa Elisa Giacomello;
  • Gli Interventi conservativi: spolveratura superficiale a pennello morbido di pecora; microaspirazione controllata per la rimozione di elementi incoerenti incongrui; protezione dell’opera in sicurezza, all’interno di carta velina acid-free; applicazione di etichettatura per ogni singola opera, riportante i numeri di inventario; collocazione delle opere così protette all’interno di scatole in cartoncino durevole per la conservazione e stoccaggio in deposito.

Nessuna operazione, tra quelle eseguite, è di per sé semplice. Ma i ragazzi non sono mai stati lasciati soli con il problema, con l’incertezza o il dubbio. Domandavano ed esprimevano liberamente e mostravano consapevolezza partecipativa circa le questioni da risolvere. Ricevevano risposte immediate, semplici, dirette, rassicuranti. La soluzione ai problemi veniva fornita e talvolta anche elaborata insieme, aiutati molto dal fatto che ogni opera è di per sé un “unicum”.
Di conseguenza le loro domande e le risposte erano tutte specifiche e relative ad ogni singola opera che era stata assegnata ognuna ad un operatore.

Concludo fiduciosamente, nella speranza che esperienze come queste possano evolvere in progetti integrati insieme ad altre realtà museali e replicabili sempre meglio, nella concreta speranza che si traducano in regolari opportunità anche lavorative per loro, come supporto ai professionisti del restauro.