Analisi dell’impatto del Covid-19 sulle politiche di valorizzazione e fruizione dei parchi archeologici.

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Di Serena Guidone, Ricercatrice del corso Scuola del Patrimonio 2018.2020 – Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali.

La ricerca, condotta nell’ambito del corso Scuola del Patrimonio 2018-2020, riguarda l’analisi dell’impatto del Covid-19 sulle politiche di valorizzazione di alcuni dei più importanti parchi archeologici del Paese.

L’analisi si muove su un doppio binario: il primo, di carattere teorico, comprende le riflessioni emerse nel dibattito riguardo le sfide che le istituzioni culturali stanno affrontando; l’altro, di natura applicativa, si fonda sulla raccolta dati effettuata nel periodo di “ripartenza sperimentale”, concepita come volano della riapertura dei musei e dei luoghi della cultura dopo il lockdown. Essa ha preso le mosse dai dati registrati dal Parco Archeologico di Pompei – terzo attrattore culturale del Paese per numero di presenze – e rileva la stima delle variazioni di pubblico registrate fra il 2019 e il 2020 e le conseguenti ricadute economiche. I risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli del Parco Archeologico del Colosseo e del Parco Archeologico della Valle dei Templi, come siti archeologici a più alta frequentazione sul territorio nazionale, e con quelli dai parchi archeologici del territorio campano di Ercolano, Paestum e Velia e dei Campi Flegrei. Il documento che prescrive principi e modalità della riapertura – Linee guida per la riapertura dei musei e dei luoghi della cultura statali (Circolare n. 26 della DG Musei) – parte dal presupposto che i luoghi della cultura sono servizi pubblici essenziali per la società e per il suo sviluppo e le necessità di riapertura risiedono anche nel significativo incremento delle presenze registrato nel biennio 2017-2019, oltre all’interesse rilevato durante il lockdown. Vista la situazione emergenziale, il periodo di “ripartenza sperimentale” deve procedere secondo principi di sperimentazione, gradualità e sostenibilità, generando programmi di gestione che possano favorire la ripresa della frequentazione dei luoghi della cultura ed essere un traino per la ripresa del turismo. A questo proposito, uno studio dell’ISTAT ha fatto emergere che fra marzo e maggio 2020 l’assenza di visitatori e turisti eii luoghi di interesse culturale dovuta all’emergenza Covid-19 corrisponde a una netta controtendenza rispetto alle stime previsionali attese per il 2020, per il quale era stata stimata una crescita delle presenze del +8%. I risultati della nostra ricerca danno conferma del dato: nei siti oggetto d’esame, fra gennaio e febbraio 2020 si è registrato un incremento di visitatori dell’ordine del 5-52% a seconda del contesto.

Durante la “ripartenza sperimentale” gli ingressi ai parchi archeologici oggetto d’esame hanno mostrato un trend di crescita progressivo, ma differenziata: gli istituti che hanno sofferto maggiormente della situazione contingente sono i grandi attrattori internazionali, per i quali il numero di visitatori è di gran lunga inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo medio che tocca il -88,55% per il Parco Archeologico di Pompei e il -87,9% per il Parco Archeologico del Colosseo. Una ripresa leggermente più rapida contraddistingue gli ingressi al Parco Archeologico di Ercolano (-75,3%), al Parco della Valle dei templi (-68,6%) e al Parco Archeologico di Paestum e Velia (-65,6%). L’istituto che registra le flessioni minori è stato il Parco Archeologico del Campi Flegrei, con una variazione del -38%. Tradurre queste stime in termini economici, con perdite che nel caso del Parco Archeologico di Pompei raggiungono il -83,3% – pari a 23.218.106,71 € di incassi in meno – offre un’idea di quanto l’emergenza Covid abbia inciso e inciderà sulle politiche di gestione, tutela e di valorizzazione degli istituti considerati.  Rispetto all’incremento di pubblico che generalmente si registra nel corso della stagione estiva, si immagina che nei mesi autunnali e invernali si possa determinare nuovamente una flessione delle visite, come nel 2019, e secondo un trend che i primi dati disponibili rispetto ai flussi di settembre sembrano confermare. Non si esclude, inoltre, che su tale eventuale flessione possa tornare a gravare un peggioramento della situazione sanitaria. Le istituzioni culturali dovranno affrontare sfide di grande complessità nei mesi a venire, programmando attività che richiedono un necessario ripensamento alle modalità operative e di gestione rivolte al pubblico e predisponendo la visione strategica sin da subito incoraggiata nel documento della DG Musei. Essa prevede la creazione di nuove relazioni con le comunità, con le scuole e le università, nonché la costruzione di legami più forti con associazioni, enti territoriali, enti del terzo settore e, più in generale, con nuovi stakeholders. A fronte delle ingenti perdite economiche subìte sin dalla fase di lockdown, un ulteriore aspetto su cui dover lavorare riguarderà l’incentivazione di progetti che prevedano anche la partecipazione privata e/o la collaborazione fra più istituti culturali.