Art Bonus e la capacità di comunicare la cultura

Coordinamento di Lucia Steri nell’ambito di LuBeC 2020

Buongiorno a tutti. Siamo molto lieti di essere presenti anche quest’anno a LuBeC, dove proprio stamattina abbiamo lanciato la quinta edizione del Concorso Art Bonus 2020. Questa iniziativa è innanzitutto finalizzata alla comunicazione, e quindi fortemente legata al tema di questo workshop.

La comunicazione è linfa vitale per le raccolte fondi a favore di progetti Art Bonus: ci siamo resi conto, infatti, che gli enti beneficiari Art Bonus non dovrebbero limitarsi a registrare i loro progetti sul portale governativo www.artbonus.gov.it, ma per il buon esito delle raccolte fondi è importante affiancare agli adempimenti di pubblicazione e trasparenza anche un’adeguata attività di comunicazione dei progetti sul proprio territorio. Questo momento di riflessione è stato pensato quindi per condividere le esperienze di alcuni Enti che stanno realizzando buone pratiche in questo senso.  Ascolteremo prima dai due enti promotori del concorso, la Società Ales e LuBeC – Promo PA Fondazione, quali azioni di comunicazione sono state avviate in questi primi anni di applicazione della norma e di svolgimento del concorso. Successivamente daremo spazio alle testimonianze dei due enti beneficiari Art Bonus vincitori, rispettivamente, delle due ultime edizioni del Concorso Art Bonus: La Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino e il Comune di Perugia. Passo ora la parola a Carolina Botti, direttore Ales e referente Art Bonus per il MiBACT.

Intervento introduttivo di Carolina Botti

Buongiorno a tutti.  Vorrei iniziare riassumendo cosa rappresenta la norma Art Bonus: si tratta di un incentivo al mecenatismo, rivolto a tutti i soggetti privati, che consente di donare per la cultura a fronte di un beneficio fiscale pari al 65% di quanto donato. L’agevolazione non spetta per tutto, ma è stata data una priorità al patrimonio pubblico per una motivazione di copertura finanziaria. Attualmente i beneficiari di donazioni liberali sono: gli enti pubblici per interventi di manutenzione e restauro; gli istituti e luoghi della cultura pubblici (come musei, biblioteche, aree archeologiche) per sostenere le proprie attività culturali; poi c’è il sostegno a favore di enti dello spettacolo, dai teatri di tradizione alle fondazioni lirico sinfoniche; infine si possono sostenere interventi di rifunzionalizzazione o costruzione di spazi dedicati allo spettacolo da parte di enti pubblici. Questo è il mondo dei possibili beneficiari dell’Art bonus.
Dall’altra parte, donatori possono essere tutti i soggetti privati indipendentemente dalla loro natura giuridica. La norma è l’attuazione di una vera e propria politica culturale, una strategia di avvicinamento di tutti i cittadini al patrimonio culturale, perché donare per il patrimonio significa innanzitutto conoscerlo e amarlo. Oltre agli aspetti economici, in questa operazione culturale c’è un grandissimo valore indotto proprio dall’aspetto di coinvolgimento delle persone, i potenziali mecenati.  È un aspetto questo che spesso fa notare le maggiori carenze in termini di competenze necessarie affinché vadano a buon fine i progetti proposti. Mi riferisco ad azioni che non sempre sono di prassi negli uffici della pubblica amministrazione, che toccano aspetti riguardanti la comunicazione, il rapporto pubblico-privato, la capacità di spiegare i benefici indotti da queste donazioni non in maniera solo tecnica. È importante creare occasioni di coinvolgimento attivo delle persone nei progetti, e vedremo come alcune realtà sul territorio hanno raggiunto successo nelle loro raccolte fondi proprio grazie ad esso. Riassumerei con poche battute questa esperienza complessiva: innanzitutto vanno create delle condizioni affinché la raccolta vada a buon fine, come per esempio trovare un obiettivo raggiungibile anche in funzione delle forze che l’amministrazione vuole mettere in gioco per il progetto. Bisogna coinvolgere più livelli organizzativi di un ente, dal responsabile alle persone più operative, e poi lavorare affinché si stabilisca una relazione di fiducia tra ente e donatore, poiché il privato partecipa a queste iniziative se è anche sicuro di destinare parte dei suoi soldi ad un progetto che vedrà un buon esito in tempi ragionevoli.

È fondamentale comunicare nel modo giusto, perché i target possono essere diversi: dal privato cittadino all’impresa illuminata che sostiene un intervento anche a beneficio del proprio territorio, alle fondazioni bancarie anch’esse spesso molto legate al territorio.  Ogni donatore ha una capacità di contribuzione diversa, dunque bisogna tarare ciascun intervento anche in base alle possibilità dei soggetti coinvolti. Oggi capiremo dalle esperienze di alcuni enti cosa per loro ha funzionato a livello di comunicazione, e poi ciascuno potrà elaborare un proprio linguaggio di comunicazione. Da parte nostra, come ALES abbiamo cercato di creare tutte le condizioni affinché l’attuazione della norma possa avvenire con la massima semplicità, trasparenza e mettendo a disposizione un supporto consulenziale per migliorare la fattibilità. Troverete sempre in noi un punto di incontro e un’interfaccia pubblico-privato che può servire a capire come si possono creare delle sinergie sul territorio. La nostra missione è supportarvi affinché le vostre operazioni vadano a buon fine, ma è anche molto importante osservare e imparare dalle buone pratiche.

 

Condividi su: