I musei devono accettare la sfida dell’innovazione, oggi più che mai

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di Alberto Garlandini, Presidente di ICOM – International Council of Museums

Ho accettato con piacere l’invito della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali e di LUBEC 2020 a concludere questo seminario dedicato a “I musei e le sfide del post Covid-19”.  Ho così l’opportunità di mettere in relazione proposte, dati, riflessioni e pratiche italiane con ciò che sta avvenendo nel resto del mondo.

Nel mio ruolo di Presidente di ICOM  ho la grande fortuna di essere in contatto continuo con colleghi di moltissimi paesi e di avere un quadro realistico dello scenario internazionale. ICOM è l’unica rete globale dei musei ed è composta da 50.000 professionisti ed istituzioni di 140 paesi. Innanzitutto vorrei sottolineare che il quadro museale nazionale è coerente con quello internazionale.  Ci sono molti elementi comuni e a conclusione di questo seminario porto alla vostra attenzione due sfide globali che in questa fase di emergenza COVID-19 sono di particolare rilevanza per tutti i musei. La prima sfida riguarda la necessità dell’innovazione e della ricerca.  Dobbiamo essere capaci di affrontare problemi nuovi con approcci nuovi ed essere disponibili al cambiamento. La seconda sfida riguarda la capacità di promuovere la partecipazione, la diversità, la trasparenza, in altre parole, di reinventare il ruolo sociale del museo. La pandemia ha accelerato processi di cambiamento che erano già iniziati prima. Quando l’emergenza sarà terminata i musei e i professionisti museali dovranno essere attrezzati ad affrontare un mondo diverso. I musei di domani saranno diversi da quelli di ieri.  Dobbiamo saperci mettere in gioco ed affrontare con mente aperta questi profondi cambiamenti.

La necessità dell’innovazione – tecnologica, scientifica, manageriale, organizzativa e culturale – è un tema che altri colleghi hanno affrontato oggi.    Vorrei qui sottolineare quanto sia urgente promuovere la ricerca scientifica. I musei sono da sempre laboratori di sperimentazione e ancor di più devono esserlo nelle difficili condizioni di oggi. Durante l’emergenza COVID-19 i musei hanno fatto  miracoli e hanno dimostrato una  capacità di risposta ammirevole. Ma anche i musei erano impreparati a fronteggiare una pandemia.  Da anni i musei hanno prodotto standard per la prevenzione e la gestione del rischio in caso di disastri naturali, guerre, terrorismo.  Mancavano però linee guida ed esperienze per fronteggiare le pandemie. Eppure, in poche settimane, la rete di conoscenze e competenze della comunità museale internazionale è riuscita a condividere standard scientifici e buone pratiche al fine di garantire la sicurezza e la conservazione delle collezioni e degli edifici, la funzionalità degli impianti tecnici e dei sistemi di difesa anticrimine. Dettagliate indicazioni per fronteggiare la pandemia sono facilmente recuperabili su Internet e nei siti delle associazioni museali.  ICOM ha prodotto raccomandazioni per la conservazione, la sicurezza, la riapertura, per il digital outreach  e per supportare la resilienza delle comunità.

Nell’emergenza pandemica è emersa la necessità di potenziare l’uso di tecnologie per il monitoraggio delle condizioni ambientali nelle sale e nei depositi e per il controllo a distanza della sicurezza del personale e dei visitatori.  Nei musei sono poco presenti, se non assenti, sistemi di gestione dei flussi dei visitatori per redistribuirli nel tempo e nello spazio con altri musei del territorio.  E’ necessario aprire una stagione di investimenti finanziari ma, ancor di più, occorre investire nelle conoscenze e competenze di tutti quanti lavorano nei musei e per i musei. Questa è una sfida da vincere in collaborazione  con le università e le imprese, ma è anche una sfida con noi stessi.  Dobbiamo ripensare al ruolo dei musei e di ciascuno di noi all’interno di essi. Serve un grande processo di aggiornamento e di formazione, serve la capacità di interagire proattivamente con i nuovi problemi.  E occorre che i decisori pubblici e privati si prendano la responsabilità di sostenere questi indispensabili cambiamenti. Le indagini internazionali condotte da ICOM hanno mostrato che i direttori dei musei hanno due primarie preoccupazioni per il prossimo futuro: alla riapertura, come ricoinvolgere il pubblico tradizionale e come coinvolgere nuovi pubblici?  Come garantire il benessere del personale e dei visitatori e rassicurare i cittadini che tutte le necessarie misure di sicurezza sono state messe in atto? La crisi globale del turismo non è un processo temporaneo o di breve periodo. La mobilità sta subendo cambiamenti strutturali che avranno delle conseguenze importanti per i musei. Il ruolo dei musei al servizio delle loro comunità è diventato ancora più fondamentale che in passato.  Il  patrimonio immateriale della nostre comunità è stato duramente colpito dalla pandemia. Il lockdown e il distanziamento  hanno ferito la vita sociale, le relazioni interpersonali, eventi e manifestazioni religiose e laiche, nonché tante forme di aggregazione sociale che sono parte essenziale dell’identità e della diversità delle nostre comunità.  Rilanciare il patrimonio immateriale delle nostre comunità, riannodare i fili di una comunicazione sociale interrottasi bruscamente è un compito fondamentale che i musei devono assolvere attraverso il ritorno al contatto diretto con il loro pubblico e facendo tesoro delle nuove capacità di comunicazione on line.

La crisi della mobilità internazionale mette in crisi il business model di molti  musei. E’ arrivato il tempo per il sistema paese e per i musei italiani di focalizzare l’attenzione sul turismo sostenibile e di prossimità.  Si tratta di un pubblico probabilmente meno numeroso, ma più fidelizzabile, meno ricco, ma potenzialmente più responsabile e rispettoso dell’ambiente e delle comunità, e più attento alla qualità della visita e alla sostenibilità.   Questo difficile riposizionamento offrirà anche l’opportunità di riequilibrare il consumo culturale, rendendolo più gratificante, meno affrettato, meno superficiale e meno prigioniero di scontati percorsi turistici. Siamo ben coscienti di quanto basso sia il valore della visita di musei in condizioni di superaffollamento. La drastica diminuzione di turisti stranieri avrà un ulteriore effetto: la crisi del modello delle mega mostre che in passato hanno attirato milioni di visitatori, italiani e stranieri.  La diminuzione delle risorse pubbliche e dei visitatori causerà una drastica selezione, che se sarà virtuosa potrà produrre risultati positivi.  Abbiamo avuto un certo numero di grandi mostre italiane di sicura qualità, frutto di serie ricerche scientifiche nazionali e internazionali, capaci di valorizzare e promuovere efficacemente il patrimonio culturale e i musei italiani. Purtroppo, questi esempi sono stati affiancati da un più numeroso numero di mostre ripetitive, ad alto costo pubblico, senza substrato scientifico, costruite su presupposti puramente commerciali.

Nel prossimo futuro occorrerà concentrare le poche risorse disponibili su mostre di qualità, basate sulla valorizzazione delle collezioni dei musei, sia quelle esposte sia quelle in deposito, così come delle storie e delle diversità locali. Dobbiamo ripensare e rafforzare i rapporti con le nostre comunità.  I musei sono istituti di conservazione della memoria, di educazione, esposizione e promozione di attività culturali, e al contempo luoghi di partecipazione, dialogo interculturale, interazione, confronto con le esigenze delle comunità. I musei, in altre parole, vivono nella contemporaneità e i temi che attraversano la contemporaneità sono anche i temi dei musei. Nel 2017 ICOM ha avuto la lungimiranza di dedicare la Giornata Internazionale dei Musei a “I musei e le storie controverse: raccontare l’indicibile nei musei”.  Così ICOM ha voluto dare rilievo all’impegno dei musei a riconoscere, confrontare e riconciliare le memorie divisive ancora presenti nelle comunità.  Ha evidenziato il compito dei musei di aiutare le comunità a fare i conti con le storie e gli eventi del passato di cui si preferisce non parlare, benché le loro conseguenze, materiali e spirituali, siano ancora presenti.  Ciò è possibile perché i musei sono luoghi aperti al libero confronto: è per questo che riescono a trattare di temi complessi e attuali come le diversità, i cambiamenti climatici, la sostenibilità, il razzismo, la decolonizzazione. Infine, vorrei portare alla vostra attenzione un’altra emergenza che le ricerche di ICOM hanno evidenziato. Ha colpito tutto il mondo il fatto che il 13per cento dei direttori temono di non riuscire a riaprire. Ma c’è un altro dato terribile: più del 30 per cento teme di dover ridurre il personale.  E i più colpiti sono i lavoratori a tempo determinato, attivi nell’accoglienza e nei servizi educativi, che sono in gran parte giovani pieni di entusiasmo, pieni di voglia di fare ed estremamente competenti. Si trovano senza stipendio e senza lavoro! E’ una catastrofe che non possiamo permetterci.  Anche di questo si devono fare carico i decisori e gli amministratori.

Viviamo in tempi difficili; è il momento di cambiare, di rischiare, di assumere nuove responsabilità.  E’ quello che abbiamo fatto oggi.  Seminari  come questo organizzato dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali e da LUBEC 2020 ci permettono un proficuo  scambio di esperienze e di idee e ci aiutano ad essere all’altezza  delle sfide di questi tempi travagliati.