L’accessibilità al patrimonio nella dimensione educativa attraverso il digitale

di Elisabetta Borgia, funzionario archeologo

(da LuBeC 2021)

Questo intervento sui percorsi educativi del Ministero è dedicato all’accessibilità al patrimonio culturale come diritto e come opportunità, come sfida per crescere in un settore strategico per la coesione sociale e per lo sviluppo non solo culturale, ma anche economico di un territorio.
Per affrontare il tema è necessaria una prima riflessione sul legame con il bagaglio, l’eredità culturale che è in ogni persona, una ricchezza individuale e collettiva, un riferimento il cui valore riesce ad emergere in modo consapevole, talvolta, solo quando ne veniamo privati.

Un’assenza o, in alcuni casi, una costante privazione, che incide sul benessere dell’individuo, sottratto di un bene culturale che in quanto tale appartiene alla comunità e da cui nessuno dovrebbe esserne escluso.
Essenziale, dunque, che le Istituzioni e i luoghi della cultura contribuiscano alla costruzione di contesti accessibili e accoglienti tesi all’eliminazione di barriere fisiche, sensoriali, culturali o digitali che limitino lo scambio e il dialogo, contesti che favoriscano la partecipazione la rappresentazione dei valori e delle culture altre.
L’educazione al, con e attraverso il patrimonio culturale, determinando relazioni circolari tra le persone e il bagaglio culturale di ognuno in un rapporto di reciproco scambio in costante divenire, contribuisce a superare barriere e a creare consapevolezza del valore del patrimonio e del ruolo civico di ogni cittadino rispetto ad esso.
Dialogo, accesso e partecipazione sono, peraltro, assi trasversali nelle politiche culturali nazionali e comunitarie, dalla Convenzione di Faro (2005) alla Strategia del patrimonio culturale europeo per il XXI secolo (2017), dalla Nuova agenda europea per la cultura (2018) al correlato Quadro d’azione europeo sul patrimonio culturale (2019). Importanti investimenti a favore dell’accessibilità, infine, sono previsti nel quadro della prima missione del PNRR.
La necessità di superare le limitazioni imposte dall’emergenza pandemica, ha determinato,di recente, anche in questo ambito, un notevole slancio in avanti nell’uso di piattaforme, strumenti e soluzioni digitali già da tempo disponibili e solo in parte sfruttati dai luoghi della cultura per trasferire contenuti e per attuare forme di interazione in spazi ulteriori, spesso complementari a quelli fisici.
Il digitale (attraverso il web ed i canali social) rappresenta sicuramente un driver privilegiato di comunicazione e condivisione co-creativa, un canale di educazione e formazione, ma allo stesso tempo una nuova possibile frontiera dell’esclusione e dell’emarginazione.
Fondamentale, dunque, applicare anche in questo campo i principi dell’accessibilità ampliata e portare nel nostro contemporaneo quei valori già espressi dall’art. 3 della Costituzione italiana e dall’art. 27 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che stabilisce come Ogni individuo abbia diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
Il digitale, in sintesi, può amplificare l’accessibilità, l’efficacia e lo spazio di irradiazione dell’educazione al patrimonio, soprattutto se conformato, nelle sue potenzialità a principi equi e democratici e, insieme al web, costituisce sicuramente un vettore privilegiato per trasmettere e condividere la ricchezza della nostra eredità culturale, per dar luogo a nuovi patrimoni in una dimensione di benessere sociale e sviluppo sostenibile.

 

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