Riaffermare la funzione del Teatri nell’era post-pandemica

di Luciano Messi, Presidente ATIT-Sovrintendente Macerata Opera Festival 

( da LuBeC 2020)

Grazie, buonasera a tutti. Ho provato a cercare una chiave per questo intervento, ma vi confesso che l’attualità in parte me l’ha negata. Ogni volta che cercavo un punto di partenza mi ritrovavo invece a pensare alla necessità di tenere aperti i teatri. È una situazione esplosa con il covid ma, se ci riflettiamo, la pandemia ha solamente rivelato fragilità strutturali preesistenti.

Come rilanciare dunque i luoghi dello spettacolo? Come rispondere all’esigenza inderogabile di tenere aperti i teatri? A mio parere riaffermando la loro funzione, capendo se ancora oggi è attuale. Si tratta di un discorso molto sfaccettato, ma volendo semplificare le parole di riferimento sono due: culturale e sociale. La ricerca di una qualità nella produzione culturale e nella funzione sociale, ovvero il teatro come luogo dove l’uomo parla di sé, delle proprie origini e del proprio futuro, come luogo di confronto (per questo la valenza identitaria del teatro è forte e il teatro viene sostenuto). Se da un lato dunque la ricerca di una maggiore qualità della funzione culturale del teatro ci porta a confrontarci con il mondo, la ricerca di una migliore qualità nella funzione sociale ci porta a radicarci sempre di più nella comunità in cui ciascun teatro si trova ad operare. Si sviluppa una dimensione verticale tra il protendersi di una chioma che guarda al mondo globale e la forza di radici saldamente ancorate al territorio; tutto questo si vede anche nel prodotto artistico.

La produzione lirica di qualità, con le necessarie risorse, si può fare ovunque, anche all’estero sebbene l’Italia ne sia la patria, quantomeno per certi repertori. Però l’Italia conserva una sorta di marchio di fabbrica identitario, che aggiunge valore e trasforma la fruizione in esperienza.

In questa dialettica tra territori e teatri, tra comunità e teatri, la realtà dei Teatri di Tradizione sviluppa una dinamica interessante, che può aiutarci a ridisegnare i ruoli proprio partendo dalla funzione fondamentale del teatro sia in campo culturale che sociale. I Teatri di Tradizione nascono negli anni ’60 per curare e coordinare le attività musicali del proprio territorio; nel tempo ne vengono istituiti 29. I Teatri di Tradizione si sviluppano, dunque, in una relazione stretta teatro-territorio e hanno dato impulso fin da subito alla creazione di reti e circuiti. Ne esistono di importanti in Toscana, in Lombardia e in Emilia Romagna ad esempio.

Fino ad oggi abbiamo pensato alle reti prevalentemente come reti tra soggetti omologhi. Spesso nelle coproduzioni ci siamo trovati meglio a lavorare tra omologhi, meno bene, invece, a lavorare con teatri di “pezzatura diversa” poiché lo sforzo produttivo è difficile da bilanciare; dunque i circuiti sono nati soprattutto tra realtà simili. Nelle Marche invece, essendoci solamente due teatri di tradizione, uno dei quali open air oltretutto, è nata invece una rete fatta di realtà diverse tra loro, dove l’elemento coalizzante è proprio la diversità. La lirica è emblematica perché richiede la compresenza di molti fattori produttivi: ebbene tutti questi elementi, per molti che siano, possono anche essere presi da soggetti diversi, non devono appartenere per forza tutti ad uno stesso ente. Nelle Marche è stata dunque creata una Fondazione basata non sull’essere omologhi, ma sull’essere diversi e complementari: vi sono entrati quattro teatri, due orchestre, due cori, un conservatorio, un’accademia di belle arti… è stato inoltre messo a patrimonio comune il kow-how dei soggetti più strutturati, come lo Sferisterio.

Nei primi tre anni, questa rete ha lavorato sotto forma di coordinamento, dopodiché si è costituita in un soggetto unico, la Fondazione Rete Lirica delle Marche, collocandosi nelle attività di lirica ordinaria. Guardando al riassetto normativo, è evidente come un Decreto, per quanto ampio, non possa cogliere tutte le sfaccettature necessarie. Per questo è importante che ci siano margini di flessibilità per accogliere pratiche virtuose e meccanismi premianti a loro sostegno; sarà fondamentale una prima fase di ascolto. Una delle cose che ho più apprezzato degli ultimi decreti è stata la dinamica soggetto-progetto perché riconosce entrambi gli elementi come fondamentali. Sarà molto importante che questo tipo di approccio possa estendersi anche alle Regioni per un loro maggior coinvolgimento dal punto di vista operativo, finanziario e strategico.

Altra caratteristica costante dei Teatri di Tradizione è sempre stata quella di essere il primo palcoscenico per tanti cantanti e, più in generale, una grande palestra per tante maestranze artistiche e tecniche. Il lavoro, dunque, insieme alla promozione dei giovani professionisti. Anche su questo fronte il mondo dello spettacolo versa in una condizione di fragilità estrema ed è indispensabile riuscire ad inserire elementi di tutela senza ingessare una professione che spesso ha caratteristiche ineludibili di autonomia.