L’inclusione come forma mentis sottesa a qualunque momento della progettazione all’interno dei musei

di Silvia Ferrari, Regione Emilia-Romagna – Settore Patrimonio culturale     

 

Lavoro per il settore Patrimonio culturale della Regione dove da un paio d’anni seguo lo sviluppo di progetti di accessibilità nell’ambito del Sistema Museale regionale. La nostra Regione considera come centrale il tema dell’accessibilità e ha sempre sostenuto e condiviso con i musei del territorio l’importanza di questo tema, lo assume ormai come centrale per lo sviluppo delle politiche future museali e come filo conduttore nei processi del raggiungimento degli obiettivi di qualità e di crescita dei musei.

Ormai, siamo consapevoli che dall’accessibilità non si torna più indietro, dobbiamo cominciare a considerarla come un ponte per la socializzazione dei musei e per rafforzare la funzione sociale dei musei in linea con tutto quello che è il contesto culturale di riferimento. Noi lavoriamo ultimamente in maniera il più consapevole possibile sul concetto di accessibilità facendo nostri i principi che hanno guidato la convenzione di Faro, i principi della convenzione ONU per i diritti delle persone disabili. Siamo convinti che oggi si debba lavorare con i musei partendo dal punto di vista del diritto alla cultura condiviso sulla base dell’uguaglianza per tutte le persone disabili e non disabili. Oggi l’accessibilità non è più soltanto il guidare e il promuovere dei percorsi speciali per dei bisogni speciali, ma abbiamo cambiato il modo di pensare, abbiamo spostato lo sguardo dai bisogni speciali al contesto, considerando che bisogna lavorare sul contesto. Questo ci porta a dare questo tipo di interpretazione dell’accessibilità: come abbattimento delle barriere fisiche, sensoriali, cognitive, culturali ed economiche, ma anche quelle psicologiche perché due anni di pandemia hanno avviato e consolidato delle abitudini a dei consumi culturali quasi esclusivamente in via digitale, quindi va riformulato un rapporto di fiducia tra i contenitori e il pubblico, tra gli utenti e i fruitori.

Ad agosto di quest’anno a Praga è stato sancita la nuova definizione di museo che include il concetto di accessibilità e di inclusione proprio nell’identità del museo. Il punto di vista della Regione è quello di portare avanti un percorso per attivare delle politiche future sul tema dell’accessibilità, creare una politica di indirizzo proprio sul Welfare culturale che metta insieme i vari livelli coinvolti. Esiste un tema di formazione permanente del personale a tutti i livelli che si occupa dei processi all’interno dei musei, oltre che di un coordinamento sempre più condiviso tra le varie organizzazioni che si occupano di accessibilità al patrimonio. Bisogna costruire dei tavoli interdisciplinari tra i vari settori coinvolti: il settore socio-sanitario e il settore della Cultura e dell’Educazione. Questo che cosa comporta? Noi stiamo operando molto sul territorio, lavorando sulla formazione del personale e degli operatori attraverso dei corsi e webinar e la diffusione, la comunicazione e la diffusione di buone pratiche. Dobbiamo diversificare con i musei le offerte per l’accesso al patrimonio culturale: questo significa andare incontro alle necessità delle persone sorde.

Il nostro scopo è quello di infondere un concetto fondamentale: l’accessibilità non è un insieme di regole e di strumenti da mettere in pratica sporadicamente, ma è quello di instillare l’accessibilità come mentalità sottesa a qualunque momento della progettazione all’interno dei musei. Per fare questo abbiamo bisogno di conoscere il territorio e per questo abbiamo dato vita ad un grande progetto: abbiamo promosso una grande indagine rivolta ai Musei dell’Emilia Romagna per andare a indagare quello che è lo stato in cui versano i musei dell’Emilia-Romagna. Attualmente siamo a circa 550 Musei in Emilia Romagna tra pubblici e privati rispetto ai temi dell’accessibilità. Insieme al supporto tecnico scientifico e alla consulenza di un’esperta di accessibilità museale della levatura di Maria Chiara Ciaccheri abbiamo dato vita ad un questionario di autovalutazione diffuso a tutti i musei. Il questionario è stato di non facile costruzione, ma ci ha trovato sempre molto in linea sulle modalità operative. Per noi questo è un questionario importante perché ha lavorato sul tema del misurare la consapevolezza degli enti rispetto alla conoscenza del tema. Il dato ci porterà a orientare le politiche sulla formazione permanente.

Il questionario ha voluto anche valutare il livello di integrazione del tema dell’accessibilità e dell’inclusione sociale nelle policy e nell’organizzazione delle strutture museali, cioè quanto esiste nei documenti di mission negli Stati Uniti nel regolamentare il tema dell’accessibilità e dell’inclusione. Questo è un altro tema molto importante che ci aiuterà a condividere dei tavoli di lavoro per migliorare gli strumenti con cui i Direttori, i curatori e i dirigenti possono operare nel campo dell’accessibilità e in più la misurazione degli strumenti all’interno dei musei. Insomma quello che c’è a livello di barriere, le aspettative e quello che ci si aspetta dalla Regione in termini di supporto ai musei. Siamo consapevoli del fatto che l’accessibilità è un tema trasversale a tantissimi settori, ma questa trasversalità può essere anche un limite se non la si trasforma in un sistema, quindi noi abbiamo bisogno di dialogare e accordare dei piani di collaborazione con tutti i livelli operativi in questo campo, dal basso, che è la nostra modalità di lavoro come Regione, fino all’alto. Noi abbiamo bisogno di concordare anche con il Ministero quelle che sono le politiche future per poter impostare dei discorsi che vadano a integrarsi e non a sovrapporsi, eventualmente completando questi orientamenti sul futuro.