“Garantire effettive esperienze di conoscenza”, Antonio Lampis racconta la DG Musei

di Antonio Lampis, dirigente alla Ripartizione Cultura Italiana della Provincia autonoma di Bolzano

Noi siamo operatori che lavorano nei musei e per i musei, siamo al servizio di un principio importantissimo della nostra Costituzione, che è quello di promuovere lo sviluppo culturale. L’articolo 9 della Costituzione, spesso ricordato per la tutela, è costruito sulla promozione dello sviluppo culturale.

I musei sono l’istituzione culturale che, in questi ultimi anni, sta dando benzina allo sviluppo culturale. Come emerge da dati incontestabili, non sono solo i visitatori, ma anche le famiglie a mettere mano al portafoglio, come emerge dal cambiamento di incassi registrato dal sistema museale.

 

Fig. 1 – Antonio Lampis (Direttore Generale della Direzione Generale Musei – MiBAC) e Gaetano Scognamiglio (Presidente, PROMO P.A. Fondazione) a LuBeC, crediti: agcult.com

Questo è da un lato un indice di interesse, dall’altro un fardello di responsabilità rispetto alla grande fiducia che viene riversata sul mondo museale. Lo sviluppo di questo ambito negli ultimi anni è stato vorticoso, top-down, e nasce anche dai significati evocativi che la figura del direttore del museo ha portato nell’opinione pubblica: questi direttori, per come hanno saputo cambiare il volto di musei, spesso ricevuti in condizioni pessime, sono stati infatti dei veri e propri “eroi”. Oggi, all’interno delle istituzioni museali e dei musei accanto ai direttori sono recentemente arrivati tantissimi giovani con una eccellente preparazione. Mi auguro che anche nei musei privati, regionali e civici ci sia un ricambio generazionale di così alta qualità come quello che stiamo sperimentando nell’amministrazione statale.

Fig. 2 – “Venere, Marte e Amore”, Guercino, 1633, crediti: musei.beniculturali.it

Effettive esperienze di conoscenza

Fare attività museale vuol dire garantire “effettive esperienze di conoscenza” e impegna tutti noi ad essere attenti ai cambiamenti della società. Questo significa rendersi conto del fatto che la generazione giovane – quella dai 50 ai 0 anni – è cresciuta con un display davanti agli occhi e ha acquisito una parte enorme del proprio patrimonio di conoscenza da materiale digitale. Una fetta di popolazione ultracinquantenne ha un sistema di catalogazione della conoscenza completamente diverso dalle nuove generazioni. Le ricerche dei cognitivisti ci dicono che chi ha meno di vent’anni padroneggia un livello di complessità fin dall’età di tre anni inimmaginabile nelle generazioni precedenti. I meccanismi utili per la lettura di simbologie complesse sono alla base dell’apprendimento e della comprensione del lavoro di una figura sociale del tutto particolare: l’artista. Riuscire a interpretare il lavoro degli artisti non è così spontaneo per un cervello strutturato e scolarizzato, mentre è molto più semplice nella prima infanzia. Penso che sia giunto il momento, anche attraverso questo incontro, di tirare le fila verso una direzione, che selezioni un indirizzo efficace per l’effettiva conoscenza. Riguardando quelli che sono i compiti che il decreto che ha dato vita alla Direzione Generale dei musei assegna al Direttore Generale, il tema dell’innovazione è fondamentale.

Fig. 3 – Giornata dei Musei, Museo di Palazzo Reale, Genova, crediti: www.facebook.com/palazzorealegenova

Il gaming e il desiderio di conoscere il patrimonio culturale

Il gaming è una colonna importante del lavoro dei musei attraverso i sistemi digitali. C’è un grande fermento sul tema del digitale nei musei, recentemente è apparso un libro. La prestigiosa rivista de “Il Mulino” Economia della cultura dedicherà prossimamente uno numero speciale al gaming nel museo. Il gaming ci riporta a un altro tema importante connesso alla relazione tra digitale e pubblico per i musei, ed è quello del racconto museale fuori dai musei. Questa è un’altra delle grandi frontiere su cui dobbiamo lavorare. Quando insegno Marketing nelle Università e nei Master , spiego sempre agli studenti che è importante la comunicazione dentro il museo, ma è altrettanto importante raccontare i musei fuori, nelle radio, nelle televisioni e nei tanti bacini di incontro tra pubblico e non-pubblico. Dobbiamo ascoltare il desiderio inespresso della nostra mente, che ci porta a voler conoscere al meglio il patrimonio, il gaming da questo punto di vista è uno strumento straordinario. Nel corso della giornata conosceremo degli esempi di come i nostri musei stanno declinando questo aspetto, oltre all’esempio già visto questa mattina di digitale dentro i musei di cui ringrazio ancora Serena Bertolucci.

Fig. 4 – Scala regia, Palazzo Farnese di Caprarola, Viterbo, crediti: www.beniculturali.it

Battere il costo di attivazione dell’esperienza museale

Il tema dell’abbonamento al museo rientra nell’innovazione, che non è fatta solo di forme eclatanti, ma è anche innovazioni di processo. Il Sistema Nazionale dei Musei consentirà di mettere in rete tutti i musei italiani, non solo quelli statali, e ci aiuterà nel creare una banca dati di best practice. L’abbonamento è una delle strade più importanti, che ci consente – attraverso l’utilizzo digitale dei dati – di avere i meta dati per una profilazione sempre più vasta del pubblico. Spero presto che nei musei si possa entrare e pagare senza accorgersene con sistemi del tipo Amazon store. Per il tema della bigliettazione vorrei che, come è stato realizzato per le biblioteche, anche nei musei si entri con un documento, in modo da avere maggiori informazioni di chi entra e non commettere errori nella progettazione strategica. Netflix non è il nostro concorrente, perché tutto quello che avviene in casa concorre con quello che noi siamo in grado di raccontare nei musei. Entrare nei musei significa trovare lo zucchero che serve al cervello per superare quello che è denominato il “costo di attivazione”, ovvero quella quantità di zucchero che costringe il nostro cervello ad accettare esperienze sconosciute o inaspettate.

L’inaspettato e la motivazione

Fig. 5 – “Cose mai viste”, Reggia di Caserta, crediti: www.beniculturali.it

Il cervello ci spinge notoriamente a ripercorrere  esperienze che abbiamo già avuto o situazioni ad esse riconducibili, lo sforzo che fanno le nostre sinapsi  è quello di farci ripercorrere vie già conosciute. Ogni volta che si presenta l’inaspettato, il cervello fa opposizione e cerca di tenerci il più possibile con il telecomando sul divano, perché quella è una strada di intrattenimento, conoscenza e rilassamento che conosce bene. L’inaspettato è nemico, per vincere questo nemico l’essere umano deve fare uno sforzo, avere una motivazione più forte. Il nostro competitor è la palestra, la chiesa, la biblioteca, la società aperitivizzata, ogni  luogo o situazione per la quale  ci si alza dal divano, si cammina e si paga questo costo di attivazione, che è molto più alto del prezzo del biglietto. Cambiare le proprie abitudini, anche quotidiane, costringere il nostro cervello ad abbassare l’impulso di portarci verso vie conosciute, che è insito nel percorso di conoscenza. Ognuno vuole approfondire quanto già conosce, questo vale anche per le piccole scelte quotidiane. Pensiamo al dramma dei musei di Arte Contemporanea, che non possono offrire elementi di comparazione rispetto al patrimonio che già abbiamo. L’80% delle popolazione non ha nessuna idea del lavoro degli artisti di oggi. Questo è il motivo per cui incito i musei ad avere un rapporto con gli artisti oggi.

Fig. 6 – Attività didattica all’interno delle collezioni di Palazzo dei Musei, “Non perdere il filo”, crediti: www.beniculturali.it

L’interconnessione come sfida

L’innovazione digitale ci aiuta da questo punto di vista, perché ci consente di profilare meglio il pubblico. Uno degli asset del decreto che stabilisce la nascita del Sistema Nazionale dei Musei è interconnettere siti e social. Interconnettere dal punto di vista digitale i profili Facebook e Instagram di 8.000 musei, significa offrire alle persone, così come magistralmente fanno i venditori, delle alternative: se ti è piaciuto questo prova anche…Oppure: vai sempre nello stesso tipo di museo, prova qualcosa di differente, o ancora: Non ti muovi dal Lazio, ma hai dimenticato di vedere Palazzo farnese a Caprarola (VT). L’interconnessione è una delle sfide più grandi che abbiamo per poter uscire da un pubblico di habitué. Oggi le cose stanno cambiando, l’utilizzo del digitale è più consapevole, l’abbonamento può essere un modo per scardinare quella idea per cui il museo è la casa dove passi alla cassa, pagando il biglietto, ed esci da una porta che non è la cassa. Persino nelle chiese “la cassa” è all’uscita. È importante avere un approccio critico e rivoluzionare processi che ci sembrano scontati. Nella rendicontazione sociale dei musei, oltre ad avere una grande attenzione alla dimestichezza con il digitale, cercheremo pian piano di calcolare il valore dei musei a partire non solo dal numero di biglietti staccati, ma dal numero di relazioni che i musei riusciranno ad intessere con il territorio. Questo vale anche per chi può aver accedere al museo attraverso il video game o il digitale. Ringrazio i direttori qui presenti che hanno saputo rivedere, ognuno nel proprio museo, qualcosa della tradizione per rimodulare in senso critico gli aspetti della gestione, perché partendo proprio da questo approccio possiamo cominciare ad avere consapevolezza del museo.

 

Interventi di Antonio Lampis, Direttore Generale Musei Ministero per i Beni e le attività culturali

LuBeC 2018 – INNOVAZIONE E MUSEI: I DIRETTORI A CONFRONTO.
Una serie di talk sul contributo determinante che i musei possono dare al raggiungimento della sostenibilità sociale, attraverso soluzioni e strumenti innovativi tra cultura ed educazione in collaborazione con la Direzione Generale Musei – MiBAC