Entrare in un museo attraverso i social stravolge una ritualità consolidata?

di Fabio Pagano, Direttore del Parco archeologico dei Campi Flegrei, in occasione di LuBeC 2019

Tradizionalmente le sale d’accesso ai musei non svolgono un’esclusiva funzione strutturale, ma rappresentano un transito dal paesaggio urbano a uno spazio altro, caratterizzato normalmente da una dimensione eterotopica. Il valore simbolico della soglia ha innescato nel concetto di hall uno sforzo di ‘sintesi del tutto’: un riassunto e un compendio rapido dell’atmosfera dell’intero museo.

I mutamenti antropologici, sociali e culturali e l’evoluzione dello stesso concetto di fruizione hanno innescato, negli ultimi cinquanta anni, modifiche sostanziali alle architetture museali, con la conseguente creazione di nuovi spazi di accesso i quali, pur non incidendo nella struttura nel suo complesso, rischiano di connotarsi come operazioni di facciata quali operazioni di marketing. Icona di tale tendenza è la piramide del Louvre, dove, fin dai primi anni, autorevoli osservatori (tra gli altri cfr. Adalgisa Lugli) notavano una nuova propensione a considerare la visita alle collezioni già soddisfatta dall’ingresso nel nuovo spazio di intermediazione. Varcare la vera soglia del Museo sembrava essere diventato non più indispensabile. Se consideriamo i luoghi della comunicazione sociale le nuove soglie di ingresso, vale forse la pena chiedersi, allora, quale rapporto funzionale e simbolico si innesca e si definisce in questi luoghi. Si è di fronte a un nuovo tentativo di ‘sintesi del tutto’ o a una formulazione alternativa di vetrina museale? E ancora: con quale pubblico si sta interagendo?

Queste domande sono alla base del costruendo piano di comunicazione del Parco archeologico dei Campi Flegrei, che si sta definendo parallelamente e in maniera imprescindibile con il più esteso piano di sviluppo: siamo fermamente convinti, infatti, che non sia possibile avviare una vera interazione, anche sui social media, senza una stretta osmosi con una strategia più ampia.

Nello specifico, enfatizzando nella comunicazione social gli ambiti considerati prioritari per il Parco grazie a quattro hashtag (#ilparcodelleidee, #ilparcodellaricerca, #ilparcodellascuola, #ilparcodellacomunità), si intendono veicolare i cardini intorno ai quali ruota tutta la riflessione per lo sviluppo strategico dei Campi Flegrei. Affiancare al tematismo (idea, ricerca, scuola, comunità) il termine Parco risponde, inoltre, all’esigenza di autodeterminazione, sollecitata dalla natura medesima dei luoghi: la conformazione topografica, priva di una perimetrazione fisica, rende ineluttabile la costante interazione con la componente esterna e relazionale.

Questa dimensione ha come felice conseguenza che la comunicazione sociale e social non possa essere più considerata un mero strumento, ma diventi obiettivo: si sposta, infatti, la questione interattiva dal pubblico alla comunità. Una comunità che necessita di relazioni solide; che non ha bisogno delle ‘sintesi del tutto’; che non può restare sulla soglia.