Accessibilità: azioni di sistema a supporto dei luoghi della cultura dopo il PNRR

di Maria Rosaria Lo Muzio, Coordinatrice programmazione lavori pubblici e sicurezza, Direzione Generale Musei – Ministero della Cultura

Ho accettato con piacere l’invito perché è molto importante per noi presentare questo investimento sull’accessibilità: il soggetto attuatore è stato individuato proprio nella Direzione Generale Musei, quindi lo abbiamo curato dal suo nascere. L’investimento è intestato come “rimozione delle barriere fisiche cognitive di musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura”.L’investimento si compone di quattro linee d’azione: questi 300 milioni che sono spartiti esattamente al 50% tra i musei statali afferenti al MiC e i luoghi della cultura non afferenti al MiC, quindi i musei civici, le biblioteche regionali, gli archivi provinciali, ma anche una quota parte destinata ai musei privati. Spartito quindi al 50% tra il MiC e il resto del mondo, però diviso in quattro linee di azione: la prima è quella della redazione del piano strategico per l’eliminazione delle barriere architettoniche che è stato pubblicato la prima volta nel mese di maggio di quest’anno, visibile sul sito della Direzione Generale Musei.Poi abbiamo la seconda linea di azione, ossia la realizzazione degli interventi necessari indicati nei piani e questa è la linea di azione che spartisce le risorse tra i nostri musei e gli altri. Tutti gli altri musei vengono finanziati direttamente dal soggetto attuatore attraverso un procedimento interno che ha visto una selezione di proposte avvenute dai nostri Istituti della cultura che noi abbiamo poi valutato, selezionato e che stiamo finanziando invece per tutti gli altri luoghi della cultura. Sono stati emanati questi due avvisi pubblici: un avviso pubblico per i musei pubblici e un altro per i musei privati. Queste due linee di azione sono anch’esse trasversali, ossia non riguardano solo gli istituti MiC ma riguardano anche gli istituti dei territori, una di queste riguarda la realizzazione di un sistema informativo, una piattaforma accessibile per la fruizione dei beni culturali da parte delle persone. Stiamo lavorando ad una bozza per realizzare questa piattaforma, abbiamo un finanziamento importante perché sono circa 32 milioni di euro da destinare a questo progetto che sarà trasversale e condiviso con i territori e infine la quarta linea di azione che è quella altrettanto importante, ossia la realizzazione della formazione e dell’informazione. Abbiamo messo appunto un progetto di più di 6 milioni di euro per la formazione e abbiamo messo su un progetto di formazione per tutti gli operatori degli istituti della cultura, aperto a tutti e che probabilmente sarà svolto dalla scuola del patrimonio del Ministero. Accanto a questo stiamo preparando anche un grande progetto di comunicazione perché poi sappiamo quanto è importante che tutte queste cose vengano comunicate e conosciute il più possibile. Le quattro linee di intervento poi si suddividono a loro volta come vedete negli interventi relativi agli istituti MiC e agli istituti non MiC. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro all’interno del Ministero a cui abbiamo affiancato dei funzionari del Ministero, dei consulenti esterni esperti che abbiamo selezionato attraverso dei bandi e con questo gruppo di lavoro abbiamo iniziato a ragionare su che cosa significa fruizione ampliata. Devo dire che i risultati che sono usciti fuori secondo noi sono molto interessanti posto che l’accessibilità, insieme alla sicurezza è il prerequisito per rendere la cultura inclusiva: un luogo se non è sicuro e accessibile non ha nessun valore per le persone. Ci siamo resi conto che sono gli edifici che rendono le persone disabilitate e questo ci ha indotto a fare un cambio totale di prospettiva. Noi non parliamo più all’interno dei nostri documenti di disabilità, di bisogni speciali o di accessibilità per  le persone con bisogni speciali. Noi parliamo di variabilità delle persone, la variabilità è l’essenza stessa della nostra razza umana. Quindi dobbiamo iniziare a ragionare in questi termini ed è proprio dagli Istituti della cultura che deve partire questa rivoluzione. Sono gli edifici ad essere disabilitanti, non sono le persone ad essere disabili. Dobbiamo cambiare totalmente mentalità e cominciare a pensare che dobbiamo rispondere alla variabilità umana, noi non vogliamo più parlare di progetti speciali, non c’è niente di speciale in fare queste cose: si parla di progetti, di Universal online, di progettare per tutti, cercando di rispondere il più possibile alle esigenze di più persone possibili.

 

Per i nostri Istituti abbiamo stabilito che ci fossero delle indicazioni operative che sono state pubblicate all’interno del piano strategico di cui vi ho parlato poc’anzi e che è pubblicato sul sito della Direzione Generale Musei. Sono delle indicazioni che fanno un elenco di elaborati di un Istituto della cultura MiC, quindi di un museo, di una biblioteca e di un archivio. Noi ci auguriamo che queste nostre indicazioni operative siano accolte anche da tutti quegli altri Istituti non MiC che si apprestano a redigere i loro piani o che si apprestano ad aggiornarli.  Noi chiediamo che i luoghi della cultura inclusivi siano dei luoghi che rispondano alle specifiche necessità delle persone. Questi sono dei dati che riguardano l’approvazione dei PEBA nei nostri Istituti, ne abbiamo di approvati in più della metà degli Istituti e purtroppo però una quota ancora importante, ossia circa un terzo dei nostri istituti delle direzioni regionali non ha il PEBA lo avrà a valle di questo finanziamento, stessa cosa per gli istituti autonomi dove vedete invece purtroppo abbiamo una percentuale di istituti autonomi che non hanno i PEBA (Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche) molto alta, al di sopra del 50%.

Questa è la copertina del nostro piano strategico per l’eliminazione delle barriere architettoniche, quello che è pubblicato sul sito della Direzione Generale Musei. Ho portato i dati dei nostri Istituti in queste due Regioni visto che siamo stati invitati dai rappresentanti della Regione Emilia Romagna e della Toscana, dove si vede quali sono i nostri Istituti che hanno già approvato i PEBA. Quelli che li stanno realizzando sono in fase di aggiornamento, invece nell’ultima colonna che vedete ci sono le cifre che sono state stanziate con il PNRR.

Questa invece è la slide che riguarda la regione Toscana. Come vedete soprattutto per le biblioteche, per gli archivi siamo molto indietro in questo campo c’è molto da fare e infine questi sono gli avvisi pubblici. Abbiamo avuto 823 istanze sull’avviso per i pubblici non MiC e 355 stanze per l’avviso sui privati.

Questo numero così importante di proposte è un successo per gli avvisi: significa che gli avvisi sono stati compresi e hanno funzionato. Abbiamo avuto anche il sostegno dei territori attraverso la conferenza unificata per cui ci sono stati degli aggiustamenti durante la loro realizzazione. Noi contiamo di dare i risultati in breve tempo considerando che dobbiamo analizzare circa 1.200 proposte progettuali e quindi ci vorrà un po’ di tempo.